Comunicazione: la strabiliante giungla popolata dalle specie più variegate di esseri umani che si nutrono della stessa linfa: le parole, i gesti e le espressioni.
La comunicazione riveste un ruolo fondamentale: senza di essa non esiste relazione sociale.
Gli elementi fondamentali della comunicazione sono i seguenti:
- Emittente (o trasmettitore): la persona che emette il messaggio;
- Ricevente (o destinatario): colui che riceve il messaggio emanato dall’emittente;
- Messaggio: il corpo della comunicazione;
- Referente: lo scopo e l’argomento della comunicazione;
- Codice: l’insieme delle regole utilizzate per comunicare;
- Canale: lo strumento della comunicazione;
- Feedback: il messaggio di ritorno che il ricevente invia all’emittente, il quale influenzerà i messaggi successivi.
La comunicazione si differenzia dall’informazione, poiché in quest’ultima non c’è il feedback, non è richiesto alcun tipo di riscontro.
Esistono tre tipologie di comunicazione:
1) verbale: indica ciò che si dice (o si scrive, nel caso di una comunicazione scritta). Include le parole, la costruzione logica delle frasi e l’uso di alcuni termini piuttosto che di altri;
2) paraverbale: indica il modo in cui qualcosa viene detto o scritto. Include le espressioni vocali, ossia il tono, il timbro, l’accento e il volume della voce. Per quanto concerne la scrittura, si fa riferimento all’uso della punteggiatura, in grado di conferire un certo ritmo a ciò che si legge.
3) non verbale: indica ciò che si trasmette attraverso le espressioni del viso, la gestualità, la postura, i movimenti, la posizione occupata nello spazio e gli aspetti estetici (ossia il modo di vestire o di prendersi cura di se stessi). Nella comunicazione scritta, logicamente, questo fattore non sussiste, in quanto non emerge la fisicità dello scrittore. È possibile, comunque, ricondurre altri fattori alla componente non verbale della scrittura: il supporto che ospita il brano scritto e, se il brano è scritto a mano o al computer, la calligrafia o il font utilizzati.
La comunicazione non verbale rappresenta una grossa fetta dell’intera comunicazione, vien da sé che è estremamente significativa.
Ne 1967, il famoso psicologo Paul Watzlawick e altri importanti esponenti della Scuola di Palo Alto, dopo aver a lungo studiato la comunicazione e la sua influenza sulle persone, pubblicarono l’esito delle loro esaurienti ricerche in un libro che tuttora rappresenta una sorta di Vangelo per i comunicatori e che s’intitola “Pragmatica della comunicazione umana”. All’interno del volume, troviamo i 5 assiomi della comunicazione, ossia i suoi principi cardine:
1° Assioma => È impossibile non comunicare: ogni comportamento comunica qualcosa e, visto che è impossibile avere un “non-comportamento”, la “non-comunicazione” è altrettanto impossibile.
2° Assioma => Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e uno di relazione, ed è il secondo che definisce il primo: ogni interlocutore interpreta la comunicazione secondo il proprio punto di vista e la relazione che intercorre tra i due comunicanti.
3° Assioma => La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti: il significato dato alla comunicazione e alla relazione cambia in base alla punteggiatura data. Ad esempio: Gianni può dire che picchia il fratello perché gli strappa i quaderni e il fratello può dire, al contrario, che gli strappa i quaderni perché lui lo picchia.
4 ° Assioma => La comunicazione può essere digitale (o numerica) e analogica: il linguaggio digitale riguarda l’uso delle parole e veicola i contenuti (comunicazione verbale), mentre il linguaggio analogico veicola gli aspetti di relazione e le immagini (comunicazione non verbale).
5° Assioma => Gli scambi di comunicazione sono simmetrici o complementari: sono simmetrici se si basano sull’uguaglianza e sono sullo stesso piano (ad es. due amici che parlano) oppure sono complementari se si basano sulla differenza e non sono sullo stesso piano (ad es. mamma/bambino; dipendente/datore di lavoro).
GLI OSTACOLI DELLA COMUNICAZIONE
Sono ben descritti dai filtri personali e dalle 12 barriere di Gordon.
I maggiori filtri personali sono:
– filtro della “preferenza”: preferire d’istinto chi ci dà ragione, chi ha le nostre convinzioni;
– filtro del “chi”: mancare di oggettività e non considerare il contenuto detto, ma chi l’ha detto;
– filtro dei “fatti”: basarsi esclusivamente sui fatti, trascurando i messaggi emozionali;
– filtro dei “pensieri devianti”: vagare altrove con la mente;
– filtro delle “difese psicologiche”: la mente preserva l’individuo dal pensare alcuni contenuti emotivi spiacevoli e lo allontana dal contenuto emotivo della comunicazione altrui.
Lo psicologo americano Thomas Gordon, eccelso rappresentante della scuola umanistica rogersiana ed esperto della pratica clinica, ha elaborato le 12 barriere della comunicazione, che ben sintetizzano le azioni che incrinano i rapporti interpersonali:
1) Dare ordini – comandare – esigere;
2) Mettere in guardia – minacciare;
3) Moralizzare – fare prediche;
4) Offrire soluzioni già pronte;
5) Argomentare con fredda logica – redarguire;
6) Giudicare – criticare – biasimare;
7) Lusingare – fare complimenti eccessivi;
8) Ridicolizzare – etichettare;
9) Interpretare – diagnosticare;
10) Rassicurare – consolare;
11) Indagare – investigare – mettere in dubbio;
12) Cambiare argomento – minimizzare – ironizzare.
Insomma, essere dei comunicatori efficaci non è affatto semplice. Qual è il motivo?
Gli esperti del settore indicano tre teorie:
1) Teoria del deficit: sostiene che gran parte delle persone hanno problemi a relazionarsi con il prossimo, semplicemente perché ignorano come si faccia. Il fatto è che sin da piccini ci insegnano a leggere, a scrivere e a risolvere problemi matematici, ma nessuno ci insegna a comunicare nel modo più consono e proficuo.
2) Teoria della motivazione: afferma che le cattive relazioni derivino dalla scarsa motivazione della gente di avvicinarsi e interessarsi realmente agli individui con cui devono interporsi.
3) Teoria dell’esigenza: consiste nell’irragionevole pretesa di modificare il carattere e gli atteggiamenti altrui e di plasmarli a proprio piacimento. È da ingenui e da presuntuosi credere di poter cambiare la gente, che non cambierà mai se non sarà la prima a volerlo.
Altri fattori che interferiscono con il naturale fluire dello scambio comunicativo sono:
– i messaggi complessi, astratti o monotoni;
– la presenza di fonti di distrazione;
– eventuali limitazioni della capacità del ricevente;
– diverse concezioni ideologiche.
Ne risulta una comunicazione errata, che non porta altro che:
– irritabilità; – spreco di energie e tempo; – fraintendimenti; – mancata risoluzione delle questioni.
LE STRATEGIE COMUNICATIVE VINCENTI
Esiste un rimedio a questi atteggiamenti deleteri? Com’è la comunicazione vincente?
La sintetizzerei, immaginandola come un gustoso e saporito menu, dove:
– l’antipasto sta per la base, i rudimenti essenziali;
– il primo piatto sta per una grammatica di buon livello, un’adeguata costruzione delle frasi;
– il secondo piatto sta per un’ottima dialettica, un uso di termini accattivanti e tematiche di spessore;
– dulcis in fundo sta per una facoltà di pensiero profonda e sottile, per un’anima “oltre”.
Il tutto condito da: chiarezza espositiva, assertività, incisività, perspicacia, rispetto per le opinioni altrui, ironia e savoir-faire.
È vivamente consigliato:
– praticare l’ascolto attivo: non limitarsi a sentire, ma carpire realmente quanto viene detto;
– fare domande mirate e appropriate: è sintomo di interesse e aiuta ad evitare malintesi;
– rivolgere apprezzamenti sinceri: fungono da “rinforzo emotivo”;
– mostrare empatia: immedesimarsi nell’animo altrui, con sensibilità e assenza di giudizio:
– mantenere un contatto oculare con l’interlocutore: lo sguardo è straordinariamente espressivo e fa percepire la propria presenza. Uno sguardo assente denota che siamo lì, ma non ci siamo veramente.
– avvalersi della “tecnica della resa”: scovare il lato di verità in quello che l’altra persona ci dice. Bisogna, cioè, essere consapevoli che non esiste una verità assoluta e non c’è mai una persona che ha completamente ragione e una che ha completamente torto. Partendo da questo presupposto si è più disposti ad avvicinarsi all’altro che, non sentendosi attaccato, riuscirà a rilassarsi e ad aprirsi con serenità.
Come affermava l’arguto Dale Carnegie: “Ricordate che il vostro interlocutore può anche avere torto marcio, ma è convinto del contrario. Non condannatelo per partito preso, tutti gli stupidi ne sarebbero capaci. Cercate di capirlo. Solo le persone sagge, tolleranti e fuori dal comune ci riescono. C’è sempre un motivo se gli altri si comportano in un certo modo. Scovatelo questo motivo e avrete in mano la chiave del loro comportamento, per non dire addirittura della loro personalità.”
Insomma, la comunicazione è talmente illimitata che è assolutamente impossibile spiegarla in poche righe. Tutte le tipologie comunicative hanno una notevole rilevanza, ma la comunicazione non verbale è intrisa di fascino e magia e, specialmente quando si coniuga con l’arte, diviene pura sublimità.
Alessandra Della Quercia
(poetessa, scrittrice, web journalist, pittrice)
alessandra.dellaquercia@gmail.com
Fb: TiDisegno – Creazioni Artistiche di Alessandra Della Quercia