Così dovrebbe fare anche l’uomo, dare importanza a ciò che per lui è vitale e non a ciò che la società impone che lo sia.
Eraclito di Efeso (pronuncia alla greca /e’raklito/, alla latina /era’klito/; in greco antico: Ἡράκλειτος, Hērákleitos, “gloria di Era” o Ἡράκλειτος ὁ Ἐφέσιος, Hērákleitos ho Ephésios, “Eraclito di Efeso“; Efeso, 535 a.C. – Efeso, 475 a.C.) è stato un filosofo greco antico, uno dei maggiori pensatori presocratici. Eraclito è considerato il Pensatore oscuro per eccellenza ed egli stesso nutriva sfiducia nella possibilità che il suo scritto potesse essere compreso dalla maggior parte degli uomini. Egli è interpretato in modi differenti a causa del suo stile ermetico, oracolare, criptico e della frammentarietà nella quale è giunta la sua opera già complessa in principio. Ad esempio Aristotele, che si suppone ne abbia letto integralmente l’opera, lo definisce «l’oscuro»; persino Socrate ebbe problemi a comprendere gli aforismi dell’«oscuro», sostenendo che erano profondi quanto le profondità raggiunte dai tuffatori di Delo. Eraclito influenzò in vario modo i pensatori successivi: da Platone allo stoicismo, la cui fisica ripropone in gran parte la teoria eraclitea del logos.
“Se farai un asino di te stesso, ci sarà sempre qualcuno pronto a cavalcarti.” (Bruce Lee)
“A un asino” di Giosuè Carducci
Oltre la siepe, o antico pazïente,
De l’odoroso biancospin fiorita,
Che guardi tra i sambuchi a l’orïente
Con l’accesa pupilla inumidita?
Che ragli al cielo dolorosamente?
Non dunque è amor che te, o gagliardo, invita?
Qual memoria flagella o qual fuggente
Speme risprona la tua stanca vita?
Pensi l’ardente Arabia e i padiglioni
Di Giob, ove crescesti emulo audace
E di corso e d’ardir con gli stalloni?
O scampar vuoi ne l’Ellade pugnace
Chiamando Omero che ti paragoni
Al telamonio resistente Aiace?
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